00 19/05/2005 09:52
Tre onde di mare, e per quel poco che posso capire...le dedico a Mimosa


viaggio mare
(ne hai ben d'onde mar)



I

Par di ciglio
il levito pensier
-disappaia
eppur la comparsa,

il ciò ch'è stato .

Se l'ovvio sbuffato
ti par non esista,
allora corri, in solitudo.

Esso, è l'ordine
dei sentimenti.

Violerà l'un due tre il
tre due uno,
ma non scoprirai nulla
sù(p)per-giù
senza essere zero.


II

Ne hai ben d'onde mar,

l'intelligenza dona.

E la luce di riflesso
che ancor ben non sappiamo
sia dentro o fuori
entri od esca.

Coglie e
spessa in superfice
la lama di luce
taglia i destini,

e tanto più là nel fondo
ov'essa tarda a scomparire
-sottile

il movimento
-discernimento
diresti rammarico,

e poi a nascondere
l'indicibile sentimento
di voglia e controvoglia
come se fosse l'ultimo reale.


III

Nella mutevole condizione
ch'espande al vento
onde in corrente
asce-e-discensoria
van di per sè
-colorate

van van
e all'abisso
il color si perde
in macchie di nero
sul faudale del fondo
nel respiro del mare,

dove stinte bolle d'aria
nell'incredibile trasparenza
di specchio
riprendono il viaggio
al confine

salire salire
specchio contrario alle leggi
e dividere alla vertigine
un tempo

senz'altro un continuum
in coralli e bellezze
di soli sui pesci
ed emergere e nel frigolare
tornare ciclicamente
in ciò che s'era.





L'essere del mare (Ugo Fasolo) - Lungo l'eclittica -

Il mare non ha forma, come l'aria, il cielo, la luce. Come il cielo non ha forma ma solo luce. Anche

nell'ordine naturale, il mare e il cielo, e in essi l'acqua e l'aria sono entrambi fluidi a

contrapposto dell'indurita esistenza della materia solida, la materia dei monti e dei nostri corpi,

degli oggetti gravi, degli scogli o della balaustra di marmo sulle pietre del molo. Sempre vedrete che

soltanto la luce riveste l'acqua, e fa sensibile l'aria.
Per la luce i due grandi elementi hanno visibile volto; in lei si sposano, si confondono, divengono

simili quanto lo consente la loro densità, si avvincono all'orizzonte.
Mare e cielo sono sempre riuniti, nelle immagini primitive, nelle prime parole della poesia, nei canti

della musica sorgiva, nelle modulazioni della musica sapiente. Il bambino che prova a rappresentare il

mare, subito lo colora d'azzurro, ma già d'azzurro egli ha dipinto il cielo e si arresta sorpreso

dall'imprevista somiglianza. Sempre essi sono simili, anche negli effimeri mutamenti. L'ira del cielo

fa adirato il mare, l'alba d'oriente lo schiarisce appena e vivo rosseggia al colorarsi del tramonto.

Grigio con il cielo grigio, il mare diventa turchino nel giorno tutto sereno.
Mare e cielo sono ancora una unica luminosità nell'occhio di chi, solo, in silenzio, seduto su di uno

scoglio o a prua di un lento battello, guarda a sé dinnanzi l'ininterrotta linea dell'orizzonte e ivi

dissolve le immagini delle ore fuse nel meriggio assoluto senza mutamenti.