00 04/08/2005 00:45
Re: Come richiesto

Scritto da: danzandosottolaluna 05/12/2004 10.22



Ura non vidu

e non mi passa 'u tempu

e mancu firriannu

pozzu pigghiari abbentu.

Vaju circannu a tia

'nta l'uri chiari

e non mi stancu mancu

quannu è scuru.

E 'un c'è tramuntu

né livata 'i suli

senza chi m'assicuta

'u to' pinzeri









Questa è la corretta grafia. Essa risponde ai canoni grammaticali italiani che in fondo nascono dal siciliano, perché il siciliano fu la "prima" lingua letterata. Se analizziamo le correzioni ci accorgiamo che rispondono alle regole grammaticali dell'aferesi e dell'apocope; infatti l'aferesi è quell'apicetto che si usa per segnalare la caduta della prima parte della parola (e la troviamo da Dante od oggi). In questa poesia lo si riscontra nel secondo verso in " 'u" che deriva da "lu", quindi la parte eliminata della parola è la "l" e l'apicetto, ossia l'aferesi, va messa al posto della "l", perché ne indica la sua caduta. Stesso discorso lo troviamo nei versi 6-9-10-11. Nel verso 11 troviamo la corretta trasposizione di "to'", esso infatti deriva da "tou" e si segnala la caduta della "u" con l'apocope, che è appunto quell'apicetto che si mette ad indicare la caduta della parte finale della parola, proprio come facciamo con la parola "poco" quando la scriviamo "po'". Nei versi 5 e 6 troviamo la trascrizione di un rafforzamento fonico: "a ttia" e "'nta ll'uri" che non ha motivo d'esistere in quanto è appunto solo fonico, quindi di pronuncia; sarebbe come scrivere: "te lo dico" e poi "lo dico a tte". Resta inteso che mi sono permesso solo perché tu me lo hai chiesto, non vorrei diventare antipatico e pedante per gli amici del forum [SM=g27828]