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04/02/2005 18:56
 
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Quando si gioca a palla le mosse di chi riceve devono essere in sintonia con quelle di chi lancia: così in un discorso, c'è sintonia tra chi parla e chi ascolta se entrambi sono attenti ai loro doveri.



[...] Se è vero che chi gioca a palla impara contemporaneamente a lanciarla e a riceverla, nell'uso della parola, invece, il saperla accogliere bene precede il pronunciarla, allo stesso modo in cui concepimento e gravidanza vengono prima del parto. I parti, e i travagli "di vento" delle galline si dice diano origine a gusci imperfetti e privi di vita: così realmente "di vento" è il discorso che esce da giovani incapaci di ascoltare e disabituati a trarre profitto attraverso l'udito, e

oscuro ed ignoto si disperde sotto le nubi.


[...] ne consegue la necessità d'esaminare e giudicare l'ascolto partendo da se stessi e dal proprio stato d'animo, valutando se qualche passione sia divenuta più debole, qualche fastidio più leggero, se si siano rinsaldate in noi determinazione e volontà, se sentiamo in cuor nostro entusiasmo per la virtù e per il bene. Non ha senso, quando ci si alza dalla sedia del barbiere, guardarsi allo specchio e passarsi la mano sul capo, esaminando il taglio dei capelli e "la nuova pettinatura, e invece, all'uscita da un ascolto e dalla scuola, non guardare subito dentro se stessi, per constatare se l'anima abbia deposto qualche peso soverchio e superfluo e sia divenuta più leggera e più dolce. "Se un bagno o un discorso non purificano" dice Aristone "non hanno alcuna utilità!" […]

Altri pensano che chi parla abbia dei doveri da assolvere e chi ascolta, invece, nessuno; pretendono che quello si presenti dopo aver meditato ed èssersi preparato con cura, mentre loro invadono la sala liberi da ogni pensiero e riflessione, e prendono posto esattamente come se andassero a un banchetto, a spassarsela mentre altri faticano. Eppure, se perfino un bravo convitato ha dei doveri da assolvere, molti di più ne ha chi ascolta, perché é coinvolto nel discorso ed é chiamato a cooperare con chi parla, e non é giusto che stia a esaminarne con severità le stonature e a vagliarne criticamente ogni parola e ogni gesto, mentre lui, senza doverne rispondere, s'abbandona per tutta la durata dell' ascolto a un contegno scomposto e variamente scorretto. Quando si gioca a palla le mosse di chi riceve devono essere in sintonia con quelle di chi lancia: così in un discorso, c'è sintonia tra chi parla e chi ascolta se entrambi sono attenti ai loro doveri. […]

Plutarco di Cheronea
scrittore e filosofo greco (45 ca. - 124)

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05/02/2005 08:20
 
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Leggo e ascolto tra di voi.





[SM=x515531]

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Stella di Sshhh...
05/02/2005 12:13
 
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alia (post Invitationem ad Reflectionem)


-6-... "Perciò, stipulata una tregua tra voglia di ascoltare e tentazioni esibizionistiche, dobbiamo disporci all'ascolto con animo disponibile e pacato, come fossimo invitati a un banchetto sacro o alle cerimonie preliminari di un sacrificio, elogiando l'efficacia di chi parla nei passaggi riusciti e apprezzando perlomeno la buona volontà di chi espone in pubblico le proprie opinioni e cerca di convincere gli altri ricorrendo agli stessi ragionamenti che hanno persuaso lui. Non dobbiamo pensare che gli esiti felici dipendano dalla fortuna o che vengano da soli, ma che siano piuttosto frutto di applicazione, duro lavoro e studio, e perciò, spinti da sentimenti di ammirazione e di emulazione, dovremo cercare di imitarli; in caso di insuccesso, invece, è necessario rivolgere la nostra attenzione alle cause e alle ragioni che l'hanno determinato.
Senofonte dice che i bravi padroni di casa sanno trarre profitto dagli amici e dai nemici: così le persone sveglie e attente sanno trarre beneficio da chi parla non solo quando ha successo ma anche quando fallisce, perché, la pochezza concettuale, la vacuità espressiva, il portamento volgare, la smania, non disgiunta da goffo compiacimento, di consenso e gli altri consimili difetti ci appaiono con più evidenza negli altri quando ascoltiamo che in noi stessi quando parliamo. Dobbiamo perciò trasferire il giudizio da chi parla a noi stessi, valutando se anche noi non cadiamo inconsciamente in qualche errore del genere.
Non c'è cosa al mondo più facile di criticare il prossimo, ma è atteggiamento inutile e vano se non ci porta a correggere o prevenire analoghi errori.
Di fronte a chi sbaglia non dobbiamo esitare a ripetere in continuazione a noi stessi il detto di Platone:
«Sono forse anch'io così?».
Come negli occhi di chi ci sta vicino vediamo riflettersi i nostri, così dobbiamo ravvisare i nostri discorsi in quelli degli altri, per evitare di disprezzarli con eccessiva durezza e per essere noi stessi più sorvegliati quando arriva il nostro turno di parlare.
A tal fine è utile anche ricorrere a un confronto se, una volta finito l'ascolto e rimasti soli, prenderemo qualche passaggio che, a nostro giudizio sia stato trattato in modo maldestro o inadeguato e proveremo a ridirlo noi, volgendoci a colmare una deficienza qui, a correggerne una lì, a esporre lo stesso pensiero con parole diverse o tentando di affrontare l'argomento in maniera radicalmente nuova.
Così fece anche Platone con un l discorso scritto da Lisia(1). Non è difficile muovere obiezioni al discorso pronunciato da altri, anzi è quanto mai facile; ben più faticoso, invece, è contrapporne uno migliore. Alla notizia che Filippo aveva raso al suolo Olinto, lo spartano osservò: «Ma lui non riuscirebbe a riedificare una città così grande!».
Se dunque nel dissertare sullo stesso argomento ci sembrerà di non essere molto superiori a chi ne ha trattato, deporremo gran parte del nostro disprezzo e ben presto, smascherati da simili confronti, svaniranno in noi presunzione ed orgoglio....""

-8-........pur di apprendere e assimilare le riflessioni utili accettiamo anche le risatine di chi vuol dare a vedere di essere intellettualmente dotato, come fecero Cleante e Senocrate, che in apparenza erano più lenti dei compagni, ma in realtà non demordevano dall'apprendere e non si smarrivano d'animo, ed erano anzi i primi a prendersi in giro, paragonandosi a vasi dall'imboccatura stretta o a tavolette di bronzo, alludendo al fatto che facevano fatica ad accogliere le parole, ma poi le conservavano in modo saldo e sicuro. Perché non solo, come dice Focilide:

spesso deve subire delusioni chi aspira alla virtù

ma spesso deve accettare anche di essere deriso e schernito, e sopportare canzonature e volgarità pur di eliminare con tutto se stesso la propria ignoranza ed abbatterla... "



(da Plutarco, L'educazione,6,8.)

Grazie, Ade, per questo invito![SM=x515524]



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09/02/2005 06:57
 
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Non è di Plutarco ma sulla stessa onda :


Quando ti sei arricchito l'anima
fino al punto più alto,

con i libri, i pensieri, le sofferenze,
la comprensione di molte personalità,
il potere di interpretare gli sguardi,
i silenzi,le pause negli importanti mutamenti,
il genio della divinazione e della profezia;

così che ti senti capace di tenere il mondo
nel palmo della mano;

allora
- se per l'affollarsi di tanti poteri
nel recinto della tua anima,questa prende fuoco,
e nella conflagrazione della tua anima
il male del mondo è rischiarato e illuminato -

sii grato se in quell'ora di suprema visione
la vita non ti canzona

(Edgar Lee Masters - Antologia di Spoon River)


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