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"Olivette di Sant'Agata"




Sono dolci tipici della festa di Sant'Agata, la patrona della città. Durante la festa in suo onore, si trovano su tutte le bancarelle, assieme ai torroni e alle mandorle zuccherate. Le "olivuzze", o "olivette", sono di pasta reale, pasta di mandorle colorata di verde a forma di grossa oliva.
La leggenda che ha dato il via alla tradizione di preparare, per devozione, questi dolcetti, narra che, mentre la Santa veniva condotta davanti a Quinziano per essere processata, si chinò per allacciarsi un calzare. In quel luogo sbocciò come per sortilegio un oleastro i cui frutti, dopo il martirio e la morte della fanciulla, furono raccolti dai concittadini e conservati come reliquie o dati come miracoloso farmaco agli ammalati. A ricordo di questa leggenda nel 1926, nell'XIII centenario della traslazione delle reliquie di Sant'Agata da Costantinopoli a Catania, nella piazzetta del santo carcere fu posto un ulivo.
Una versione un po' diversa narra che Sant'Agata, prima di essere catturata dai soldati romani, durante la fuga, nell'istante in cui si fermò per allacciarsi un calzare, vide sorgere davanti a sè un ulivo selvatico, che prima non c'era, e che la nascose alla vista dei suoi carnefici e la sfamò.

Non essendo riuscito a piegare la santa ai suoi voleri, il governatore Quinziano la condannò a morte dopo averle strappato i seni con le tenaglie. Ci fu un gran terremoto quando fece gettare il corpo della fanciulla tra i cocci ardenti. La popolazione, commossa dalla fede della giovane Agata si convertì al cristianesimo. Il suo persecutore, invece, morì annegato nel fiume Simeto mentre cavalcava per confiscare i beni della famiglia di Agata.

A ricordo di questa amputazione dei seni, si preparano, per la stessa festività, le “minne di Sant’Aita” piccole cassate ricoperte da glassa bianca con una ciliegia candita.



"Minne di Sant'Aita"





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