TRAFFICO INTENSO D'AMORE

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danzandosottolaluna
00martedì 11 gennaio 2005 17:20


Quando l'amore vi chiama, seguitelo,
anche se ha vie ripide e dure.
E quando dalle ali ne sarete avvolti,
abbandonatevi a lui,
anche se, chiusa tra le penne,
la lama vi potra' ferire.
E quando vi parla, credete in lui,
anche se la sua voce puo' disperdervi i sogni
come il vento del nord devasta il giardino.
Poichè, come l'amore v'incorona,
cosi' vi crocefigge,
e come vi matura, cosi' vi potera'.
Come sale sulla vostra cima e accarezza i rami
che fremono piu' teneri nel sole,
cosi' discendera' alle vostre radici,
e laggiu' le scuotera'
dove piu' forti aderiscono alla terra.
Vi accoglie in se', covoni di grano.
Vi batte finche' non sarete spogli.
Vi setaccia per liberarvi dalle reste.
Vi macina per farvi neve.
Vi plasma finche' non siate cedevoli alle mani.
E vi consegna al suo sacro fuoco,
perche' voi siate il pane sacro della mensa di Dio.
In voi tutto cio' compie l'amore,
affinche' conosciate il segreto del vostro cuore,
e possiate farvi frammenti del cuore della vita .
Ma se la vostra paura non cerchera' nell' amore
che la pace e il piacere,
allora meglio sara' per voi coprire le vostre nudita'
e passare oltre l'aia dell'amore,
nel mondo orfano di climi, dove riderete, ahime',
non tutto il vostro riso,
e piangerete non tutto il vostro pianto.
L' amore non da' nulla fuorche' se stesso,
e non coglie nulla se non da se stesso.
L' amore non possiede, ne' vorrebbe essere posseduto;
poiche' l'amore basta all' amore.
Quando amate non dovreste dire, " Ho Dio in cuore ",
ma piuttosto, "Io sono in cuore a Dio".
E non crediate di condurre l' amore ,
giacche' se vi scopre degni,
esso vi conduce.
L' amore non vuole che consumarsi.
Ma se amate e bramerete senza scampo,
siano questi i vostri desideri:
sciogliersi e imitare l'acqua corrente
che canta il suo motivo alla notte.
Conoscerete la pena di troppa tenerezza.
Piegarsi in comprensione d' amore
e sanguinare di voluta gioia.
Destarsi all'alba con un cuore alato
e ringraziare un nuovo giorno d'amore;
riposare nell'ora del meriggio
e meditare l'estasiato amore;
grati, rincasare al vespro;
e addormentarsi pregando per l' amato in cuore,
con un canto di lode sulle labbra.


***


SUL DARE

Allora un uomo ricco disse: Parlaci del Dare.
E lui rispose:
Date poca cosa se date le vostre ricchezze.
E' quando date voi stessi che date veramente.
Che cosa sono le vostre ricchezze se non ciò
che custodite e nascondete nel timore del domani?
E domani, che cosa porterà il domani
al cane troppo previdente che sotterra l'osso
nella sabbia senza traccia,
mentre segue i pellegrini alla città santa?
E che cos'è la paura del bisogno
se non bisogno esso stesso?
Non è forse sete insaziabile il terrore della sete
quando il pozzo è colmo?
Vi sono quelli che danno poco
del molto che possiedono,
e per avere riconoscimento,
e questo segreto desiderio contamina il loro dono.
E vi sono quelli che danno tutto il poco che hanno.
Essi hanno fede nella vita e nella sua munificenza,
e la loro borsa non è mai vuota.
Vi sono quelli che danno con gioia
e questa è la loro ricompensa.
Vi sono quelli che danno con rimpianto
e questo rimpianto è il loro sacramento.
E vi sono quelli che danno senza rimpianto né gioia
e senza curarsi del merito.
Essi sono come il mirto
che laggiù nella valle effonde nell'aria la sua fragranza.
Attraverso le loro mani Dio parla,
e attraverso i loro occhi sorride alla terra.
E' bene dare quando ci chiedono,
ma meglio è comprendere
e dare quando niente ci viene chiesto.
Per chi è generoso, cercare il povero
è gioia più grande che dare.
E quale ricchezza vorreste serbare?
Tutto quanto possedete un giorno sarà dato.
Perciò date adesso, affinché la stagione dei doni
possa essere vostra e non dei vostri eredi.
Spesso dite: "Vorrei dare ma solo ai meritevoli".
Le piante del vostro frutteto non si esprimono
così né le greggi del vostro pascolo.
Esse danno per vivere, perché serbare è perire.
Chi è degno di ricevere i giorni e le notti,
è certo degno di ricevere ogni cosa da voi.
Chi merita di bere all'oceano della vita,
può riempire la sua coppa al vostro piccolo ruscello.
E quale merito sarà grande quanto la fiducia, il coraggio,
anzi la carità che sta nel ricevere?
E chi siete voi perché gli uomini vi mostrino il cuore,
e tolgano il velo al proprio orgoglio
così che possiate vedere il loro nudo valore
e la loro imperturbata fierezza?
Siate prima voi stessi degni di essere colui che dà
e allo stesso tempo uno strumento del dare.
Poiché in verità è la vita che da alla vita,
mentre voi, che vi stimate donatori,
non siete che testimoni.
E voi che ricevete
- e tutti ricevete -
non permettete che il peso della gratitudine
imponga un giogo a voi e a chi vi ha dato.
Piuttosto i suoi doni siano le ali su cui volerete insieme.
Poiché preoccuparsi troppo del debito
è dubitare della sua generosità
che ha come madre la terra feconda,
e Dio come padre.

(Kahlil Gibran)






Lei mi è vicina al cuore
come fiore alla terra;
mi è dolce come dolce è il sonno alle membra stanche.
Il mio amore per lei è la mia vita in piena,
come gonfio fiume in autunno,
fluente in sereno abbandono.
I miei canti si fondono col mio amore,
come il mormorio di un ruscello,
che canta con le onde
e le correnti.
Se avessi il cielo e le stelle,
e il mondo con le sue ricchezze infinite,
chiederei di più;
ma contento sarei del più infimo cantuccio
di questa terra se avessi lei.


***


STO ASPETTANDO L'AMORE

Sto aspettando l’amore e basta
per abbandonare alfine
me stesso nelle sue mani.
Per questo ora è così tardi
e sono responsabile di gravi omissioni.

Vengono a legarmi saldamente
con le loro leggi e i loro codici
ma io li evito sempre
perché sto aspettando l’amore e basta
per abbandonare alfine me stesso
nelle sue mani.

Mi biasimano e mi dicono sbadato.
Non ho alcun dubbio
che il loro rimprovero sia giusto.

E passato il giorno del mercato
e chi è attivo ha compiuto il suo lavoro.
Quelli che sono venuti invano a chiamarrni
se ne sono andati in collera.
Sto aspettando l’amore e basta
per abbandonare alfine me stesso
nelle sue mani

***

Nessun mistero

al di là del presente;

nessuna lotta

per l'impossibile;

nessuna ricerca

nel buio.

Questo amore

fra te e me

é semplice

come una canzone.

(Rabindranath Tagore)




O la natura degli angeli azzurri,
i cerchi delle loro ali felici,
ne vidi mai nei miei sogni?
O sì, quando ti amai,
quando ho desiderato di averti,
o i pinnacoli dolci del paradiso,
le selve del turbamento,
quando io vi entrai anima aperta,
lacerata di amore,
o i sintomi degli angeli di Dio,
i dolorosi tornaconti del cuore.
Anima aperta, ripara le ali:
io viaggio dentro l'immenso
e l'immenso turba le mie ciglia.
Ho visto un angelo dolce
ghermire il tuo dolce riso
e portarmelo nella bocca

ELEGIA di A. Merini





Il vento ti soffiava tra i capelli e nei tuoi occhi
c'era ancora il bagliore del sole al tramonto.
Resto colpito vedendoti lì, appoggiata alla balaustra.
Come sei bella, di una bellezza
che non ho mai trovato in nessun'altra donna.
Lentamente m'incammino verso di te
e quando alla fine ti volti e guardi,
mi accorgo che anche gli altri ti stanno osservando. <> sussurrano invidiosi, e mentre mi sorridi,
rispondo con la pura verità. <>...
Io sono qui per amarti,
per stringerti fra le braccia,
per proteggerti.
Sono qui per imparare da te
e ricevere in cambio il tuo amore.
Sono qui
perché non c'è nessun altro luogo in cui vorrei essere.

(da "Le parole che non ti ho detto"di Nicholas Sparks





Potessi rapire la chiave
del tuo cuore giallo:
la chiave d'argento e di fuoco.
Potessi infrangere il tuo carcere,
volare al tuo centro acceso
per denudare il tuo grande mistero.
Chiave d'argento e di fuoco.
Chiave del tuo cuore giallo
dove tesse la sua tela il sogno.

Josè Hierro




L'amplesso delle aquile

"Lungo la strada che costeggia il fiume
(mia pomeridiana passeggiata, mio ristoro),
Alto nell'aria, improvviso, un rumore smorzato,
due aquile in amore,
L'impetuoso avido contatto, l'unione alta nello spazio,
Artigli che si afferrano, s'intrecciano,
una ruota selvaggia, viva, turbinante,
Quattro ali che battono, due becchi,
una massa vorticosa strettamente avvinghiata,
Che cala in cerchi, si rovescia, s'arrotola,
cade giù a precipizio,
Finchè sul fiume sospesi, ancora uniti,
la calma d'un istante,
Un immobile muto bilanciarsi nell'aria,
poi il distacco, gli artigli che si sciolgono,
Le ali lente e salde nuovamente piegate verso l'alto,
i loro voli diversi, separati,
Lei il suo, lui il suo, seguendo."

Walt Whitman e l'Amore






Nessuno potrà
vedermi
né chiedermi qualcosa
In sogno
verrò da te
stanotte,
non chiudere la porta
al sogno.

Kakinomoto No Hitomaro





Gli angeli vennero a cercarla
La trovarono al mio fianco,
lì dove le sue ali l'avevano guidata.
Gli angeli vennero per portarla via.
Aveva lasciato la loro casa,
il loro giorno più chiaro
ed era venuta ad abitare presso di me.

Mi amava perché l'amore
ama solo le cose imperfette.
Gli angeli vennero dall'alto
e la portarono via da me.
Se la portarono via per sempre
tra le ali luminose.

É vero che era la loro sorella
e così vicina a Dio come loro.
Ma mi amava perché
il mio cuore non aveva una sorella.
Se la portarono via,
ed è tutto quel che accadde.

Fernando Pessoa
(Quattro lamenti)



Sonetto 24


Il mio occhio s'è fatto pittore ed ha tracciato
L'immagine tua bella sul quadro del mio cuore;
il mio corpo è cornice in cui è racchiusa,
Prospettica, eccellente arte pittorica,
Ché attraverso il pittore devi vederne l'arte
Per trovar dove sia la tua autentica immagine dipinta,
Custodita nella bottega del mio seno,
Che ha gli occhi tuoi per vetri alle finestre.
Vedi ora come gli occhi si aiutino a vicenda:
I miei hanno tracciato la tua figura e i tuoi
Son finestre al mio seno, per cui il Sole
Gode affacciarsi ad ammirare te.
Però all'arte dell'occhio manca la miglior grazia:
Ritrae quello che vede, ma non conosce il cuore


Sonetto 47


I miei occhi e il cuore son venuti a patti
ed or ciascuno all'altro il suo ben riversa:
se i miei occhi son desiosi di uno sguardo,
o il cuore innamorato si distrugge di sospiri,
gli occhi allor festeggian l'effigie del mio amore
e al fantastico banchetto invitano il mio cuore;
un'altra volta gli occhi son ospiti del cuore
che a lor partecipa il suo pensier d'amore.
Così, per la tua immagine o per il mio amore,
anche se lontano sei sempre in me presente;
perchè non puoi andare oltre i miei pensieri
e sempre io son con loro ed essi son con te;
o se essi dormono, in me la tua visione
desta il cuore mio a delizia sua e degli occhi.


Sonetto 122


Il dono tuo, il quaderno, e' dentro la mia mente
scritto tutto in memoria imperitura,
che assai piu' durera' di quelle vuote pagine,
oltre ogni termine, fino all'eternita'.
O almeno fino a che la mente e il cuore
avranno da natura la facolta' di esistere,
finche' al labile oblio non daran la lor parte
di te, il tuo ricordo non potra' cancellarsi;
quei miseri appunti non potrebbero tanto contenere
ne' mi occorre un registro per segnare il tuo amore;
per questo ho osato dar via il tuo quaderno,
fidando invece in quello che meglio ti riceve.
Il tenere un qualcosa che serva a ricordarti
equivarrebbe a ammettere ch'io so dimenticarti.

dai "SONETTI" di William Shakespeare




Aronne1
00martedì 18 gennaio 2005 19:56
"AMORE"di Marina Ivanovna Cvetaeva*


Come spostando pietre:
geme ogni giuntura! Riconosco
l'amore dal dolore
lungo tutto il corpo.

Come un immenso campo aperto
alle bufere. Riconosco
l'amore dal lontano
di chi mi è accanto.

Come se mi avessero scavato
dentro fino al midollo. Riconosco
l'amore dal pianto delle vene
lungo tutto il corpo.

Vandalo in un'aureola
di vento! Riconosco
l'amore dallo strappo
delle più fedeli corde
vocali: ruggine, crudo sale
nella strettoia della gola.

Riconosco l'amore dal boato
- dal trillo beato -
lungo tutto il corpo!

*
Marina Ivanovna Cvetaeva
( nasce a Mosca,1892-
muore suicida ad Elabuga,capitale della repubblica autonoma socialista tartara-1941)


danzandosottolaluna
00sabato 29 gennaio 2005 19:47





La voce a te dovuta
Pedro Salinas (1891-1951)

Il modo tuo d'amare è lasciare che io ti ami.
Il sì con cui ti abbandoni è il silenzio.
I tuoi baci sono offrirmi le labbra perchè io le baci.
Mai parole o abbracci mi diranno che esistevi e mi hai amato: mai.
Me lo dicono fogli bianchi, mappe, telefoni, presagi; tu, no.
E sto abbracciato a te senza chiederti nulla,
per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te senza guerdare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire con domande, con carezze,
quella solitudine immensa d' amarti solo io





A una in Paradiso
Edgar Allan Poe (1809-1849)

Eri per me quel tutto, amore,
per cui si struggeva la mia anima -
una verde isola nel mare, amore,
una fonte limpida, un'ara
di magici frutti e fiori adornata:
e tutti erano miei quei fiori.

Ah, sogno splendido e breve!
Stellata speranza, appena apparsa
e subito sopraffatta!
Una voce del Futuro mi grida
"Avanti, avanti!" - ma è sul Passato
(oscuro gugite!) che la mia anima aleggia
tacita, immobile, sgomenta!
Perchè mai più, oh, mai più per me
risplenderà quella luce di Vita!
Mai più - mai più - mai più -
(è quel che il mare ripete
alle sabbie del lido) - mai più
rifiorirà un albero percosso dal fulmine,
nè potrà più elevarsi un'aquila ferita.

Vivo, trasognato, giorni estatici,
e tutte le mie notturne visioni
mi riportano ai tuoi grigi occhi di luce,
a là dove tu stessa ti porti e risplendi,
oh, in quali eteree danze,
lungo rivi che scorrono perenni.





A F--
Edgar Allan Poe (1809-1849)

O mia amata, fra i dolenti affanni
così folti sul mio terrestre sentiero -
triste, ahimè! - dove mai non cresce
un fiore, mai alcuna rosa solitaria -
trova sollievi almeno l'anima mia
in molti sogni di te: e conosce allora
un Eden di blando riposo.

Così, dal ricordo di te si distilla
in me un'isola d'incanto, lontana,
in mezzo a un tumultuante mare -
fremente oceano e immenso, esposto
ad ogni tempesta - nel mentre che, intanto,
i più sereni cieli, continuamente,
solo sorridono su quell'isola fulgente.





Poesia d'amore
Boris Pasternak (1890-1960)

Nessuno sarà a casa
solo la sera. Il solo
giorno invernale nel vano trasparente
delle tende scostate.

Di palle di neve solo, umide, bianche
la rapida sfavillante traccia.
Soltanto tetti e neve e tranne
i tetti e la neve, nessuno.

E di nuovo ricamerà la brina,
e di nuovo mi prenderanno
la tristezza di un anno trascorso
e gli affanni di un altro inverno,

e di nuovo mi tormenteranno
per una colpa non ancora pagata,
e la finestra lungo la crociera
una fame di legno serrerà.

Ma per la tenda d'un tratto
scorrerà il brivido di un'irruzione .
Il silenzio coi passi misurando
tu entrerai, come il futuro.

Apparirai presso la porta,
vestita senza fronzoli, di qualcosa di bianco,
di qualcosa proprio di quei tessuti
di cui ricamano i fiocchi.






Incontro di due mani

Juan Ramon Jimenez (1881-1958)

Incontro di due mani
in cerca di stelle,
nella notte!

Con che pressione immensa
si sentono le purezze immortali!

Dolci, quelle due dimenticano
la loro ricerca senza sosta,
e incontrano, un istante,
nel loro circolo chiuso,
quel che cercavano da sole.

Rassegnazione d'amore,
tanto infinita come l'impossibile




Nel nostro amore, la pena e la gioia
Juan Ramon Jimenez (1881-1958)

Nel nostro amore, la pena e la gioia
si accendono e si spengono,
come, a primavera,
la mattina e la sera.

Oh soave scontro dolce
dell'ombra e della luce,
della luce e dell'ombra
-né luce del tutto,
né ombra del tutto -,
belle loro due, come quelle due;
simulacro di lotte,
uguali nella disfatta e nel trionfo!

Amore; crepuscolo, aurora
di primavera!




Notturno
Juan Ramon Jimenez (1881-1958)

Ti bacerò nel buio,
senza che il mio corpo tocchi
il tuo corpo.
-Abbasserò le tende,
ché neanche la nebbia entri
dal cielo-.
Ché nella morte assoluta
di tutto, esista solo,
nuovo mondo, il mio bacio.




danzandosottolaluna
00lunedì 3 ottobre 2005 16:34

Anna Achmatova






ULTIMO BRINDISI


Bevo a una casa distrutta,
alla mia vita sciagurata,
a solitudini vissute in due
e bevo anche a te:
all'inganno di labbra che tradirono,
al morto gelo dei tuoi occhi,
ad un mondo crudele e rozzo,
ad un Dio che non ci ha salvato.







1916


Non ho chiuso le tendine,
guarda dritto nella stanza.
Perché non puoi fuggire
oggi sono così allegra.
Dimmi pure svergognata,
scagliami i tuoi sarcasmi:
sono stata la tua insonnia,
la tua angoscia sono stata.







TU VERRAI COMUNQUE



Tu verrai comunque
perché dunque non ora?
Ti attendo
sono sfinita
Ho spento il lume e aperto l'uscio
a te, così semplice e prodigiosa.
Prendi per questo l'aspetto che più ti aggrada
irrompi come una palla avvelenata
o insinuati furtiva come un freddo bandito
o intossicami col delirio del tifo
o con una storiella da te inventata
e nota a tutti fino alla nausea
che io veda la punta di un berretto turchino
e il capopalazzo pallido di paura.
Ora per me tutto è uguale
turbina lo Enisej
risplende la stella polare
e annebbia un ultimo terrore
l'azzurro bagliore di occhi addolorati.





AH, TU PENSAVI CHE...

Ah, tu pensavi che anch’io fossi una
Ah, tu pensavi che anch’io fossi una
che si possa dimenticare
e che si butti, pregando e piangendo,
sotto gli zoccoli di un baio.

O prenda a chiedere alle maghe
radichette nell’acqua incantata,
e ti invii il regalo terribile
di un fazzoletto odoroso e fatale.

Sii maledetto. Non sfiorerò con gemiti
o sguardi l’anima dannata,
ma ti giuro sul paradiso,
sull’icona miracolosa
e sull’ebbrezza delle nostre notti ardenti:
mai più tornerò da te.







LA PORTA E' SOCCHIUSA



La porta è socchiusa,
dolce respiro dei tigli...
Sul tavolo, dimenticati,
un frustino ed un guanto.

Giallo cerchio del lume...
tendo l'orecchio ai fruscii.
Perché sei andato via?
Non comprendo...

Luminoso e lieto
domani sarà il mattino.
Questa vita è stupenda,
sii dunque saggio cuore.
Tu sei prostrato, batti
più sordo, più a rilento...
Sai, ho letto
che le anime sono immortali.

CharlesTrockley
00martedì 4 ottobre 2005 12:56
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