EXCALIBUR

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von schubert
00venerdì 15 aprile 2005 21:47

Scheda: Nazione: USA - Produzione: Warner Bros. - Distribuzione: Pic, Warner Home Video, Orio Pictures Corporation - Soggetto: tratto dal romanzo La morte di Artù, di Thomas Malory - Sceneggiatura: John Boorman, Rospo Pallenberg - Fotografia: Alex Thomson - Montaggio: John Merritt (e Donn Cambern non accreditato) - Scenografie: Bryan Graves - Costumi: Bob Ringwood - Musiche: Trevor Jones (e brani dalla Tetralogia Wagneriana e dai Carmina Burana di Carl Orff) - Effetti speciali: Michael Doyle, Peter Hutchinson, Gerry Johnston, Alan Whibley, Wally Veevers - Formato: Panoramico Technicolor - Durata: 140'.

Cast: Nicholas Clay, Cherie Lunghi, Helen Mirren, Michael Muldoon, Nigel Terry, Paul Geoffrey, Robert Addie, Nicol Williamson, Liam Neeson, Ciarin Hinds, Garrett Keogh, Niall O'Brien, Liam O' Callaghan, Corin Redgrave, Patrick Stewart, Clive Swift, Charley Boorman, Katrine Boorman, Barbara Byrne, Gabriel Byrne.



Trama e commenti: Dal sito cinematografo.it - Dal sito film.spettacolo.virgilio.it - Dal sito kataweb.it: «Il piccolo Artù è sottratto ancora in fasce alla madre dal Mago Merlino per essere preparato alla grande impresa di estrarre Excalibur, la spada magica, dalla roccia. Artù ci riesce e viene proclamato re. Cinema di grande spettacolo che attinge al ciclo delle leggende medievali bretoni. Oscilla continuamente tra...».
von schubert
L'arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.
"Paul Klee"

[Modificato da von schubert 15/04/2005 21.50]

von schubert
00venerdì 15 aprile 2005 21:56
ARTÙ: REALTÀ O LEGGENDA ?
Nel 410 d.C., dopo oltre quattro secoli di dominazione ininterrotta, caratterizzati comunque da pace, prosperità e sviluppo, i romani lasciarono la Britannia. Le popolazione locali, fino allora protette dai potenti invasori, si trovarono quindi a fronteggiare le incursioni sempre più frequenti dei Pitti da nord, a cui si aggiunsero le scorrerie dei pirati sassoni sulle coste del sud e del sud-est, e quelle dei pirati Scoti ad ovest. Nel corso degli anni, le scorribande dei sassoni divennero sempre più insistenti, fino ad assumere il carattere di un'occupazione vera e propria. Tuttavia, la loro penetrazione fu lenta, a causa dell'ostinata resistenza dei locali e si protrasse dalla metà del V alla fine del VI secolo.
Le cronache di questo periodo sono assai scarse e lacunose, e si prestano quindi a molteplici interpretazioni. Infatti, dopo il ritiro dei romani, ci fu un rifiorire della cultura celtica, più incline alla tradizione orale che scritta. Ciò portò al proliferare di canzoni e ballate, perlopiù gallesi, che furono poi trascritte nei secoli successivi da abili e fantasiosi narratori. Grazie a loro abbiamo ora un quadro più o meno veritiero della resistenza britannica alle invasioni nemiche.

Tra i condottieri locali che si distinsero in quel periodo spiccano Ambrosio Aureliano, capo dei romani di Britannia tra il 460 e il 470 e, probabilmente, Artù, anche se nessun testo ci fornisce indicazioni sul successore di Ambrosio. Quello che discerniamo tra le righe dei libri è un'ombra imponente, una figura chiave, seppure indistinta, della sua epoca. Quest'ombra è Artù, personaggio assurto a simbolo della resistenza dei britanni contro i sassoni. Ciò che abbiamo non è una biografia, ma una leggenda di straordinaria e durevole ricchezza. Il suo ricordo fu così forte nei discendenti di Britannia che i narratori delle sue imprese gli accreditarono gesta di altri uomini. Neanche un re supremo avrebbe potuto uguagliare tutto ciò che venne attribuito ad Artù.
Questo semplice "capobanda", seppur di straordinario valore, divenne nella tradizione re di un vastissimo regno (il regno di Logres), che si estendeva dalla Gran Bretagna all'Europa intera, "e, dopo una fulgida e lunghissima vita trascorsa tra conquiste e saggia amministrazione della giustizia, circondato dal 'fiore della cavalleria', ferito a morte come nelle grandi tragedie di tutti i tempi da un figlio incestuoso, scompare dalla vista degli uomini e si ritira in un'isola incantata da cui un giorno tornerà per riporsi a capo del popolo che non avrà mai cessato di attenderlo." 1
Sull'onda di un improvviso rifiorire della "materia di Bretagna o arturiana", abbiamo pensato di metterci in viaggio, alla riscoperta dei luoghi che hanno animato le gesta eroiche di re Artù e dei suoi nobili cavalieri.

LA TAVOLA ROTONDA

La prima tappa del nostro itinerario ci porta a Winchester. Da Londra, in auto, percorriamo l'enorme raccordo anulare fino a imboccare l'autostrada per Southampton. Procedendo verso sud ci immergiamo nella splendida campagna inglese, ricca di pittoreschi villaggi e di bucolici specchi d'acqua. Paesaggi dall'atmosfera fiabesca immortalati da scrittori del passato, tra cui Charles Dickens e Virginia Woolf.
Tra i luoghi più celebrati dalla storia e dalla letteratura c'è Winchester, nell'Hampshire, città medievale ricca di monumenti in stile gotico, antico centro romano poi conquistato dai sassoni che ne fecero, nell'827, la capitale dell'Inghilterra.
Uno dei simboli della città è la cattedrale che, con i suoi 170 metri è la più lunga cattedrale d'Europa. Lo scrittore inglese Sir Thomas Malory, nella sua Le Morte Darthur del 1450, tende a identificare Winchester con Camelot, la mitica sede dei cavalieri di Artù, forse per la presenza della Tavola Rotonda.
Appesa nel grande salone (Great Hall) del castello della città, la Tavola ha un diametro di 6 m circa, pesa oltre una tonnellata ed è costituita da 121 pezzi di quercia di almeno 7 alberi. La datazione al radiocarbonio fa risalire la sua costruzione intorno al 1260, probabilmente nella fase iniziale del regno di Edoardo I, quando l'arte della cavalleria era al suo apice. La leggenda narra che fu costruita da mago Merlino per il padre di Artù, re Uther Pendragon. Alla sua morte finì nelle mani di Leodogrance, re di Camelerd, che la diede in dote a sua figlia Ginevra quando andò in sposa ad Artù. Al suo intorno potevano sedere più di 100 cavalieri, tutti con uguali diritti. Fu decorata nel XVI secolo, probabilmente per la visita dell'imperatore Carlo V alla corte di Enrico VIII nel 1522. Infatti, la figura di Artù mostra le sembianze di un giovane Enrico, quasi a voler reclamare da parte sua l'eredità dei re di Britannia.

STONEHENGE
A una trentina di miglia da Winchester, nella sterminata piana di Salisbury, nello Wiltshire, sorge il centro megalitico di Stonehenge. Costruito, in tre fasi distinte, tra il 3050 e il 1500 a.C., Stonehenge è il monumento più importante delle isole britanniche nonché sito archeologico di rinomanza mondiale.
Le leggende sorte intorno a questo luogo sono numerose. Tutte le ipotesi finora formulate dagli studiosi restano congetture. Era una sorta di osservatorio astronomico preistorico o un centro religioso? Al di là delle ipotesi resta il fascino di queste pietre sospese (questo è il significato del nome Stonehenge), disposte in una successione di cerchi concentrici che sembrano voler custodire gelosamente il loro mistero.
Secondo il chierico gallese Goffredo di Monmouth (1100-1155), uno dei maggiori artefici della materia arturiana, fu Merlino a portare questo "Anello dei Giganti" a Salisbury, dopo averlo sottratto agli abitanti d'Irlanda, che erano appunto dei giganti. Quelle pietre sarebbero state il monumento più degno da innalzare sopra la sepoltura del grande re Ambrosio Aureliano, caduto in battaglia contro i sassoni di Engisto.

CAMELOT
Procedendo verso ovest, abbandoniamo il Wiltshire e ci immergiamo nella campagna del Somerset, costellata di collinette dai dolci declivi. E, secondo autorevoli storici e archeologi, proprio una di queste colline, il Cadbury Castle, potrebbe essere l'antico sito di Camelot, il centro di un regno in cui fu instillato il concetto originario della vita cavalleresca. Giunti al villaggio di South Cadbury, lo attraversiamo fino ad arrivare alla chiesetta. Da qui ci inerpichiamo a piedi sulla collina che domina il paese, seguendo un sentiero tortuoso, oscurato dalla fitta vegetazione e bagnato dall'acqua di una sorgente che sgorga copiosa. Prima di arrivare in cima scorgiamo un pozzo sulla nostra sinistra, noto come pozzo di Artù. La sommità della struttura si presenta come una verde prateria adibita a pascolo. Ai suoi bordi sono ben visibili i terrapieni difensivi, costituiti da quattro serie di argini e fossati. Il primo a collegare Cadbury a Camelot fu lo storico dei Tudor, John Leland, nel 1542, che nelle sue cronache di viaggio scrive: "A sud della chiesa di South Cadbury sorge Camelot, un tempo famosa città o castello. La gente del luogo ha sentito dire che qui vi alloggiava Artù".

Il sito nasce come un'antica fortezza neolitica, rioccupata per un periodo prolungato dopo il ritiro delle legioni romane alla fine del IV secolo. Scavi archeologici del 1966-67 hanno rinvenuto vari oggetti risalenti al VI secolo, tra cui pezzi di ceramica, armi in ferro e manufatti in bronzo. Inoltre sono visibili fori per pali di sostegno, a indicare che qui furono eretti grossi edifici in legno, usando tecniche sofisticate per il periodo pre-sassone. Come a Tintagel e a Glastonbury, sono stati disseppelliti frammenti di giare per il vino provenienti dal mediterraneo orientale, che testimoniano la ricchezza e l'importanza del luogo, in grado di intrattenere rapporti commerciali con il continente.
Prima di ripartire, diamo un ultimo sguardo allo sconfinato paesaggio che si gode dalla cima, scorgendo ad ovest la Tor di Glastonbury, la leggendaria Avalon.

AVALON
Le influenze cristiane nel mito celtico di Artù si riscontrano principalmente nella storia di Glastonbury e del Santo Graal. Situata 11 miglia a nord-ovest di Cadbury, Glastonbury è avvolta da una forte aura di mistero e sacralità. Non sorprende che il mito di Artù abbia trovato terreno fertile qui, dove la magia pervade l'aria.
Ai tempi di re Artù, per via della sua posizione ribassata rispetto al livello del mare, Glastonbury era un'enorme palude fortemente soggetta alle inondazioni, con al centro la Tor, la magica collina che domina il paesaggio, ritenuta la porta d'ingresso all'oltretomba celtico e ora sormontata da una ipnotica torre del XIV secolo. Ancora oggi, dopo una forte pioggia, la zona si allaga e dalla sommità della Tor è possibile avere un'idea dell'isola di un tempo, circondata dalla palude e dalle acque, la favolosa isola di Avalon. Stando alle leggende, e ai fatti, Artù fu sepolto qui insieme alla sua regina Ginevra. Dopo aver costruito Camelot e sposato Ginevra, Artù istituì la Tavola Rotonda, contornandosi dal fior fiore della cavalleria, e favorì la "cerca" del Santo Graal, il calice dell'Ultima Cena di Gesù, simbolo di potere e prosperità. Ma l'adulterio consumato dalla moglie Ginevra con il prode Sir Lancillotto e il tentativo di usurpazione del regno da parte di Mordred, il cavaliere nero, sancirono la fine di Camelot e di un'intera epoca. Gli eventi si catalizzarono nella battaglia di Camlann (combattuta forse nei pressi del fiume Cam, all'ombra di Camelot) tra le truppe regali di Artù e quelle di suo figlio Mordred, nato dalla relazione incestuosa tra il sovrano e la sorellastra Morgause. Artù infilzò con una lancia il figlio che, prima di morire, lo ferì gravemente alla testa. Il re venne raccolto da tre dame bianche, tra cui la sorellastra Morgana, e portato con una chiatta nell'isola di Avalon per essere curato. La tombe di Artù e Ginevra furono ritrovate a Glastonbury nel 1190, all'interno della grande abbazia normanna, a circa 5 m di profondità, sormontate da un lastrone di pietra su cui era adagiata una croce in piombo recante la scritta: "HIC IACET SEPULTUS INCLITUS REX ARTURIUS IN INSULA AVALONIA" (Qui giace l'inclito re Artù sepolto nell'isola di Avalon). Ancora oggi, tra le splendide rovine dell'abbazia disciolta nel 1539, è possibile vedere la base della grande tomba in marmo in cui le ossa furono trasferite nel 1278 per ordine di re Edoardo I.
Glastonbury è altresì nota per essere stata il primo centro cristiano della Gran Bretagna. Qui, Giuseppe di Arimatea, ex soldato di Ponzio Pilato, vi costruì la chiesa di Santa Maria (I secolo d.C.) in cui fu custodito il Santo Graal. Nel calice vi era il sangue di Cristo, raccolto dallo stesso Giuseppe dopo che il Redentore fu deposto dalla croce. A qualche centinaio di metri dall'abbazia si trova infatti il "Chalice Well", il pozzo del calice, dove Giuseppe e il cognato Bron (il Re Pescatore, custode del Graal), nascosero la sacra reliquia.

TINTAGEL
Il nostro viaggio volge al termine. L'ultima tappa è in Cornovaglia, la regione all'estremo sud dell'Inghilterra e, segnatamente, a Tintagel, su un verde promontorio adagiato sull'Atlantico, sferzato dai venti e battuto dalle onde dell'oceano. Il paesaggio che si gode dalla sua cima stordisce i sensi e soverchia la ragione: ci fermiamo ad ammirare i costoni a precipizio sul mare, le spiaggette isolate e le lingue di terra che si allungano sull'acqua. In questo luogo dimenticato dal tempo, sorgono le maestose rovine di un castello tardo medievale, antica residenza di Richard, conte di Cornovaglia, fratello minore di Enrico III.

Ma il sito fu abitato fin dai tempi romani e arturiani. Infatti, nel 1983, in seguito a un violento incendio infuriato sul promontorio, sono emerse fondamenta di palazzi costruiti tra il 460 e il 650. Tra le rovine sono stati rinvenuti piatti, ceramiche e contenitori provenienti da Cartagine, dall'Asia Minore e da Bisanzio. Manufatti simili sono stati scoperti su altre parti dell'isola, ma il ritrovamento di Tintagel è superiore a tutti quelli della Gran Bretagna e dell'Irlanda messi assieme. Si ritiene quindi che i clienti di tale mercanzia fossero persone ricche e importanti. Forse il promontorio era la roccaforte di un re della zona… se non dell'intera Cornovaglia. Nella sua Historia regum Britanniae, Goffredo di Monmouth narra che Artù fu concepito qui dal re Uther Pendragon, che sedusse con l'inganno la bella Igraine, moglie di Gorlois, duca di Cornovaglia. Il piccolo Artù fu poi affidato a Merlino che fece di lui un grande re, capace di arrestare l'avanzata dei sassoni e perfino di uccidere ben 960 nemici in un solo giorno nella leggendaria battaglia di Badon (o Mons Badonis, a Little Solsbury Hill, vicino Bath).
Il nostro viaggio termina qui, sulle rive dell'Atlantico, dove l'incanto è ancora forte e il vento mormora ancora il nome di Artù, "REX QUONDAM REXQUE FUTURUS".

1 Introduzione a Storia di Re Artù e dei suoi cavalieri, a cura di G. Agrati e M.L. Magini, Oscar Classici Mondadori, Milano, 1985.


CRONOLOGIA ARTURIANA

470 - Controffensiva di Ambrosio contro i sassoni

473 - Nascita di Artù

495 - Morte di Ambrosio

Ascesa al potere di Uther Pendragon

512 - Morte di Uther a St. Albans

Artù sconfigge i sassoni e diventa leader militare

Inizia la "cerca" del Santo Graal
513 - Matrimonio con Ginevra

516 - Riprende la guerra contro i sassoni

517 - Battaglia di Badon

517/535 - Periodo di pace

535/537 - Battaglia di Camlann alla fine di un periodo di lotte
intestine causate dalle ambizioni di Mordred

Morte di Artù


DIZIONARIO DEL CICLO BRETONE

MERLINO


LANCILLOTTO E GINEVRA

Merlino Ambrosio (o Merlino Celidonio, a seconda dei testi), nacque nel villaggio di Carmarthen, nel Galles meridionale. Figlio di un diavolo incubo e di una vergine, dopo la morte dell'usurpatore Vortigern diventa il consigliere e il protettore dei legittimi re di Britannia, innalza per loro il monumento megalitico di Stonehenge, acquisisce poteri magici grazie ai quali favorisce la nascita di Artù, costruisce la Tavola Rotonda e intercede presso la "Signora del Lago" per dotare il suo re di Excalibur, la spada invincibile.

Un altro personaggio del ciclo arturiano dedito alla magia è Morgana la Fata, abile guaritrice e mutaforma, con il potere di volare. Nei testi moderni è spesso è confusa con la sorella Morgause, madre di Mordred.Ginevra era la bella moglie di Artù, e Lancillotto il più forte dei cavalieri della Tavola Rotonda. La loro relazione illecita fu il tema di molti racconti medievali. Il loro amore durò per anni, fin quando Sir Mordred, il cavaliere nero, scoprì la tresca e ne informò il sovrano. Artù "dette quindi licenza" di catturare Lancillotto e condannò al rogo la moglie infedele. Lancillotto accorse così a salvare la sua amata, uccidendo però nell'impresa molti cavalieri e causando la rovina della compagnia della Tavola Rotonda.

Successivamente, Ginevra si rinchiuse in convento per il resto dei suoi giorni, mentre Lancillotto si ritirò nella sua Gioiosa Guardia, il castello che da allora chiamò la Dolorosa Guardia (il Bamburgh Castle, nel regione del Northumberland).

EXCALIBUR E LA SPADA NELLA ROCCIA


IL SANTO GRAAL
Sono le due spade che, più di ogni altra, hanno caratterizzato il mito arturiano: la spada nella roccia e, soprattutto, l'invincibile Excalibur.

La prima permise al giovane Artù di diventare re della Britannia. Intorno all'arma c'era una scritta in lettere d'oro che recitava: "COLUI CHE ESTRARRÀ QUESTA SPADA DALLA ROCCIA E DALL'INCUDINE È IL LEGITTIMO RE DI TUTTA L'INGHILTERRA". Ovviamente il futuro sovrano la estrasse senza sforzo dando così inizio al suo luminoso regno.

La seconda fu fabbricata da Wieland, il fabbro degli dei, e donata ad Artù dalla "Signora del Lago". Chi possedeva l'Excalibur non poteva essere sconfitto. Ma Morgana si impadronì del suo fodero, che proteggeva dai colpi pericolosi, e il sovrano rimase mortalmente ferito. Dopo il suo trasporto ad Avalon, Sir Bedivere gettò l'Excalibur nel Dozmary Pool (un piccolo laghetto della Cornovaglia), ove dimorava la "Signora del Lago". L'arma venne afferrata da una mano femminile, brandita tre volte, e trascinata sotto le acque.
La leggenda del Graal, popolarissima nel Medioevo, forse in ragione dell'aura di sacralità e di mistero che la circonda, esercita il proprio fascino ancora ai giorni nostri. A seconda dei testi e delle versioni, il Graal può essere una pietra trasportata dagli angeli sulla Terra, un vassoio su cui è posata una testa mozza immersa nel sangue, un recipiente dispensatore di cibo, di felicità e di giovinezza, il piatto in cui Gesù e gli apostoli consumarono l'Ultima Cena o la coppa in cui fu raccolto il sangue stillato dalle ferite di Cristo crocefisso. Fu portato in Inghilterra da Giuseppe di Arimatea, nell'ambito della sua opera di evangelizzazione del paese. Successivamente andò perso, e sulla Britannia si abbatté una maledizione chiamata Wasteland, la terra desolata, uno stato di carestia e devastazione. La sua famosa "cerca" animò le gesta di tutti i cavalieri della Tavola Rotonda. Fu infine recuperato dai tre cavalieri più virtuosi, Bors, Parsifal e Galahad, e riportato nel suo luogo d'origine, in terra santa.




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