Dagli Appennini alle (b)Ande [canti popolari libertari che accomunano tutti gli uomini]

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danzandosottolaluna
00lunedì 14 marzo 2005 09:41

E' un canto di protesta non gridata, del periodo sessantottino, scritto da un anonimo.


Lui cercava per íl mondo la famiglia

e di notte lavorava alla candela

difendeva sempre íl nóme dell'Italia

e la nonna dai briganti proteggeva

e saliva sopra gli alberi più alti

per pigliare al volo i colpi dei nemici

ragazzini come lui ce n'eran molti

scalzi e laceri eppur eran felici



E parlavano di lui, scrivevano di lui ,

lo facevano più bamba e che bambino

e parlavano di lui, scrivevano di lui

sì, ma lui rimane sempre clandestino



Ora pare che il suo nome sia teppista

fricchettone criminal-provocatore

pare che ami travestirsi da sinistra

ma sía un docile strumento del terrore

e lo beccano ogni tanto che si buca

o maneggia un po' nervoso una pistola

o che lancia da una moto sempre in fuga

una molotov sull'uscio della scuola



Ora parlano di lui e scrivono dí lui

lo psicologo il sociologo il cretino

e parlano di lui e scrivono dí lui

ma lui rimane sempre clandestino



E si dice: se ci fosse più lavoro

se il quartiere somigliasse meno a un lager

non farebbe certo il cercatore d'oro

assalendo il fattorino delle paghe

ma è la merce che c'è entrata nei polmoni

e ci dà il suo ritmo dí respirazione

il lavoro non ci rende mica buoni

ci fa cose che poi chiamano “persone”



E se parlano di luí, se scrivono di lui

è che il nostro sogno e’ ancora piccolino

E parlano di luí e scrivono di lui

e che e’ nostro e lui ci resta clandestino…


(Autore: Sconosciuto)



danzandosottolaluna
00lunedì 14 marzo 2005 09:45
Contrasto tra l'aristocratica e la plebea



Plebea: Da piccola bambina io ave' 'mparato
che c'era un solo Dio che ci comanda,
ora si vede il mondo s'è cambiato
perché si trova un Dio per ogni landa.
Così rimane il popolo ingannato
dalla vostra fallace propaganda:
mentre Dio ci descriveva:
" Non oggi vediam le gente macellare,
ammazzare ",


Aristocratica: È sempre costumato guerreggiare
e in oggi ce lo impone più che mai,
chi per voler le terre conquistare
e chi per dar lavoro agli operai.
Intanto quei malvagi,
piano piano,
un po' di educazione la impareranno,
tralasceranno i rei costumi suoi,
per essere educati come noi.


Plebea: Dici che civilizzare tu li vòi,
e pagherei a sapere come farai:
fammi i' piacere e dimmi come fai
s'agli altri tu regali ciò che non hai.
Prima di tutto civilizza i tuoi,
perché se una statistica tu fai
troverai tra gli italici abitanti
oltre il settanta per cento d'ignoranti.

Aristocratica: Questo tu l'avrai letto suIl'Avanti
giornale socialista e temerario;
essere nun ci po' che lui fra tanti
all'impresa di Tripoli contrario.
Mentre gli altri giornali, tutti quanti,
rammentano d'un caso straordinario:
giornali fatti da' nazionalisti,
e l'Avanti lo fanno i socialisti.


Plebea: Chi ama la guerra sono òmini tristi,
privi di scienza e di cuore cattivo;
fossero stati invece i socialisti,
il mio figlio sarebbe ancora vivo.
La guerra è bella pe' li capitalisti,
perché cercano e trovan soltanto il loro attivo:
dalle imposte che tengono impiegate
dicono sempre:
Armiamoci ed andate.

Autore: Sconosciuto
Anno 1912

danzandosottolaluna
00lunedì 14 marzo 2005 09:47


Come la finira'?


Viva la libertà, l'indipendenza, che bella cosa,
tutti siam fratelli,
Pare un sogno, ma è fatto di evidenza
se tali siam chiamati fin da quelli
che appena ci guardavano, anni fa...

ma sta a vedere come finirà.

Giacché siamo fratelli e tutti amici
e liberi è finito il dispotismo,
mi pare che per essere felici
deva pur esser morto l'egoismo.
Ma di morire non ha volontà,
e se non muore come finirà?

lo ci vedo del buio, parliam chiari,
fratelli son soltanto i disperati,
intendo quelli che non han denari,

Dunque domando: ome finirà?

Qui colla fratellana i va' a digiuno,
qui colla fratellanza i va a spas
e senza occupazione
passo passo la miseria crescendo sempre va.

se prosegue come finirà?

Se tu vai da un sìgnor (come fratello ) e gli dici:
" Non ho da desinare, non ho lavoro ",
o suona il campanello
o dice: " Andate, il ciel vi aiuterà "

Che bei fratelli, oh come finirà?

Se vai da un negoziante ti sorride ;
per lavorare a lui ti raccomandi:
o da sé colle brutte ti discaccia
o ti risponde: " L'arte la non va"

Ditemi un poco, come finirà?

" Aspettate e le cose cambieranno "
dicon quelli però ch'han dei quattrini,
fra poco a tutti ben provvederanno,
pazienza ancora un poco "!
e noi meschini, che la pazienza e la speranza si ha,
nel reclusorio poi si finirà.

Qualchedun vi risponde bruscamente:
" Or pensare bisogna per la guerra
e denaro ci vuol continuamente
per non si ritrovar a un serra serra >.
Ma di guerra si parla e non si fa
e se si dorme male finirà.

O con guerra o con pace,
a quel che veggio,
la mi par la medesima minestra
e sempre qui si va di male in peggio,

ma al fin del salmo, come finirà?

" Ma si può dar di peggio ", ognor gridate,
" Fratelli, all'armi, scacciate il nemico! ";
ma voiaitri a sedere ve ne state
e di chi muor non ve ne importa un fico,
Questo è egoismo, non fraternità,

Ma per mio bacco, come finirà?

Fratellanza, concordia, grande unione,
belle parole che empiono la bocca,
ma non la pancia e senza conclusione
ma il ritornello come finirà?

Libera stampa, libero parlare,
che bella cosa che mi corbellate,
ma pagano colla libertà di chiacchierare
perché ci faccian belle le fischiate
O bel parlare, ov'e la libertà.

O che pasticci, oh come finirà?

Ma già, siamo una massa di zucconi,
e siamo appunto come l'uova sode:
piu bollono piu induran, e le ragioni
anche che l'hanno buone nissun l'ode.
Chi dice ben fra noi via, via di qua,
tenebre sempre,,,,,,

oh come finirà?

Che razza di fratellanza è questa, signori miei?
Così non la va bene; fate le cose come si conviene,
che voi soli mangiate la non sta,
se no vedrete come finirà.

Si vuoi mangiar, per mio, ma non a scrocco,
fateci lavorar,
non vogliam carità d'un sol bajocco,
non vogliamo le tasche piene d'oro.
se no sapete come finirà?

Lo dichiaro in itala favella,
a monte vedo andar la fratellanza,
Il popol si lamenta ed ha ragione,
non siate del denaro tanto avari,
lavorar fate o presto udrete il fin della canzone
e allor non serviranno più ripari;

senza inquìetarmi dico
lemme lemme
che poi alla fine

MAL la FINIRA'


AUTORE: SCONOSCIUTO
ANNO 1849

danzandosottolaluna
00lunedì 14 marzo 2005 09:49


Gaudeamus
(anonimi/Johannes Brahms)
Versione Jazzata dei Clerici Vagantes
Mario Lanza in "The Prince Student"


Gaudeamus igitur
juvenes dum sumus
Gaudeamus igitur
juvenes dum sumus
post jucundam juventutem
post molestam senectutem
nos habebit humus,
nos habebit humus.
Ubi sunt qui ante nos
in mundo fuere? [bis*]
Transeas ad superos
abeas ad inferos
ubi iam fuere. [bis]

[Ubi sunt qui ante nos
in mundo fuere?
Vadite ad superos
transite ad inferos
quod si vis videre.]

Vita nostra brevis est,
brevi finietur, [bis*]
venit mors velociter,
rapit nos atrociter,
nemini parcetur. [bis]
Vivat academia.
Vivant professores! [bis*]
Vivat membrum quodlibet
Vivat membra quaelibet,
semper sint in flore. [bis]

Vivant omnes virgines
faciles, formosae! [bis*]
Vivant et mulieres
tenerae, amabiles,
bonae, laboriosae. [bis]


Vivat et respublica,
et qui illam regit, [bis*]
vivat nostra civitas
maecenatum charitas
quae nos hic protegit [bis]
Pereat tristitia,
pereant osores, [bis*]
pereat diabolus,
quivis antiburschius,
atque irrisores. [bis]

Vivat berrectaculos.
omnium colorum
Vivant omnia goliardorum
apud scholam, apud forum.
In taberna vivant!






Note al Gaudeamus

Il Gaudeamus Igitur è considerato l'inno universitario internazionale, adottato ufficialmente in Italia in occasione dei Saecularia octava (Bologna 188 .
Nel 1872 il Professor Gustav Schwetscke pubblicò ad Halle (Sassonia) un opuscolo ove riportò i canti, che imitati e trasformati nei secoli, originarono il testo odierno. Il primo, considerato il progenitore, è tratto da un manoscritto tedesco del XVI secolo e fu scritto in ischerno al matrimonio di Lutero. A sua volta esso era una parafrasi dell'inno del giorno di S.Martino, scritto da Antonio Urceo, detto Codro, nativo di Rubera, Professore di Lettere latine e greche nello Studio di Bologna nella seconda metà del '400.
La musica, altrettanto famosa, anche se risale a tempi medioevali ha avuto, in epoca più recente, un padrino d'eccezione, quando Johannes Brahms ne ha realizzato una stesura orchestrale in occasione della laurea di un amico. L'Academic Festival Overture, op. 80 di breve durata (9'19") si conclude con le battute del Gaudeamus.


(abelardo/canzoni)

orcomansueto
00lunedì 14 marzo 2005 14:34


Lei non immagina che regalo mi abbia fatto!

[SM=x515524] [SM=x515571] [SM=x515524]
orcomansueto
00lunedì 14 marzo 2005 14:39


Ho già stampato tutto, oggi li porterò all'associazione e faremo il nostro figurone!
[SM=x515571] prof.[SM=x515524]
Lupomannaroxte
00lunedì 14 marzo 2005 14:40
[SM=x515571] :dario: [SM=x515524] [SM=x515523]
merlino62
00lunedì 14 marzo 2005 20:41
:ily: sempre di più :ily:

[SM=x515524]

pg


jajaredda
00mercoledì 16 marzo 2005 20:24






[SM=x515524] [SM=x515524] [SM=x515524]

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