"ASI ES LA VIDA" di Arturo Ripstein

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danzandosottolaluna
00lunedì 8 novembre 2004 10:48




ASI ES LA VIDA:

la MEDEA messicana di Arturo Ripstein
Anno 2000

Attori:

ARCELIA RAMIREZ ...............JULIA
LUIS FELIPE TOVAR..............NICOLAS
PATRICIA REYES SPINDOLA....ADELA
ERNESTO YANEZ..................MARRANA
FRANCESCA GUILLEN.............RAQUEL
MARTHA AURA.....................PACIENTE
DANIELA CARVAJAL...............HIJA
LOLO' NAVARRO



"Il nuovo film di Arturo Ripstein è un terremoto per il sistema nervoso dello spettatore, una tragedia con tanto di coro, unità di luogo, e di tempo (un tempo sospeso e indefinibile), che s’inceppa sulla catarsi finale come un crampo meccanico e letale.
Traendo liberamento spunto dalla Medea di Euripide, il regista mette in scena la storia di una donna lasciata dal marito, che sottoposta ad un dolore a lei intollerabile, uccide i figli frutto di quel matrimonio, tentando di distruggere il legame di sangue che la teneva unita a quell’uomo.
Da quando Giasone/Nicolas (Luis Felipe Trovar) decide di lasciarla, Julia/ Medea si ritrova abbandonata in una città non sua, con la sola professione di mamma strega che procura aborti e fatture clandestine.
Nel film, l’amante Glauce, è la figlia appena adolescente di Marrana ( Ernesto Yanez), un Creonte gigantesco con le gambe ad x, che s’aggira per i quartieri popolari di Città del Messico in accappatoio e pantofole, disarmato ma temutissimo.
Al fianco di Julia, oltre ai suoi figli ammutoliti dalle grida materne, c’è Adela, la madrina che ha lasciato tutto per seguirla.
Costante controcanto della disperazione di Julia, questa megera che pare appena uscita da un teatrino della Commedia dell’Arte, s’aggira fumando mozziconi di sigarette e ritmando come una cantilena la dignità "di donna" che Medea non sembra possedere più.
Ripstein pensa anche al coro tragico,



ma ne fa un gruppo di marriachi televisivi che suonano canzonette messicane di donne distrutte dal male d’amore.
Asì es la vida è il primo film sudamericano girato interamente in digitale, un’opera a mezza strada tra la sceneggiata napoletana e il musical in technicolor anni ’50.
L’esasperazione dei toni, i personaggi svuotati e ridotti a macchiette grottesche, ben s’accordano con i colori forti, esasperati, resi metallici dall’uso sapiente del digitale.
Le pareti verdi, il pavimento sudicio come i ferri con cui lavora Julia, danno al film quell’aspetto un po’ pulp che stride poeticamente con una narrazione che è invece secolare, archetipica, imperitura.
Se il soggetto del film è ispirato dichiaratamente ad una tragedia greca, i dialoghi restano però ben ancorati alla cultura d’origine del regista, trattenendo quella potenza immaginifica che è dei più grandi scrittori sud americani.
I lamenti di Julia ricordano quelli delle donne dall’anima sofferente dell’Allende:

"Seduta...su una poltrona da barbiere, una giovane donna bruna balbetta un disperato monologo sull'abbandono:
"E i figli che ti ho dato? E gli anni che ti ho dato? E ora mi dici che ti sei stufato, che è finita?"....."Tu mi lasci? Paghi!"."

Questa contaminazione costante di estetiche, toni, registri differenti, arrestano la vettorialità di una catarsi che s’arresta alla pietà, per poi mescolarsi nelle zone buie dell’utero materno di Julia, squarciandosi nel silenzio attonito di quei bambini stesi come feti sul letto della madre, prima d’essere massacrati, ammutoliti, come i figli di Medea.



Nato come assistente di Bunuel,Arturo Ripstein può essere considerato oggi come uno dei cineasti più eclettici ed interessanti nel panorama cinematografico messicano attuale. L’originalità dell’’uso del digitale, l’intransigenza poetica e il coraggio di attingere a narrazioni secolari ne fanno un cineasta tanto audace quanto rigoroso; una severità quella del regista, che si permette di attingere costantemente alla fantasia più sfrenata, ma con pudore, con rispetto.

(di Chiara Malta-6/23/2001)



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Non è alla Medea di Euripide che si fa riferimento in questo film....bensì a quella dello scrittore romano d'età imperiale,Seneca.
La differenza è importante ed è doveroso metterla in rilievo.
Contrariamente a quanto accadeva nella tragedia greca, per la finalità dell'Azione catartica che in essa Aristotele aveva individuato, sulla scena non avvenivano mai le uccisioni...
un grido o tutt'al più uno scorcio di una stanza da cui si intravvedeva un corpo a terra...o un particolare che rivelasse l'avvenuto delitto...o suicidio....
Invece in Seneca c'è la grande novità tecnica della rappresentazione dello spargimento di sangue in scena, alla presenza degli spettatori.
Il senso del macabro è l'esigenza dell'Intellettuale di denunciare il clima di violenza e di sangue della corte imperiale di Nerone.
Per il resto la storia si snoda sulla linea del mito antico greco:
Julia la donna tradita, abbandonata, come la Medea greca,
( la cui unica grave colpa è aver amato in modo esclusivo il suo compagno, Nicolas),




uccide i propri figli per punire il loro padre che l'ha tradita.
Come la Medea mitologica, Julia è una maga, esercitava una medicina a base di erbe e praticava aborti clandestini. Nicolas ha abbandonato Julia per la giovane Raquel ( il nome Glauce è quello del mito greco...) figlia viziata di La Marrana, signorotto dell'edificio e padrone di casa.
E' in questo microcosmo che si consuma la tragedia.
Julia di colpo vede sparire tutto ciò per cui aveva sacrificato ogni cosa: la sua famiglia d'origine, la città in cui era nata, il benessere delle sue origini.
La lacerazione è insopportabile e fa uscire fuori tutta l'aggressività, la "selvaggità" della donna "tradita nel letto"...come dice la Medea del mito in uno sei suoi strazianti monologhi..
Julia si lascia andare al rancore e "l'indicibile pena dell'abbandono, della cancellazione di un sogno da vivere per sempre, produce il massimo dell'annientamento, l'uccisione dell'innocenza, ossia della speranza che a lei è stata strappata"

Ade
Aronne1
00martedì 9 novembre 2004 15:58


Però, Ade, come sei puntuale e propositiva, in qualsiasi iniziativa tu intraprenda. Per esempio, io non conoscevo l'esistenza di quest'opera cinematografica e ora mi darò da fare per trovare la cassetta. Grazie, amica carissima.:flow:


danzandosottolaluna
00domenica 14 novembre 2004 17:37

Non sei il solo a non conoscere quest'opera che, a suo tempo, , nel pubblico non ha avuto il riscontro che, invece, avrebbe meritato!

Grazie[SM=x515620]




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