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Wizard & Elf
27/01/2005 16:18
 
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LA CONDIZIONE DEL DEPORTATO NEL GULAG



"Meditate se anche questo... è un uomo?"


Viene spontaneo parafrasare la nota frase all'inizio del libro di Primo Levi, leggendo la condizione dei deportati nei gulag della Siberia o del Circolo Polare. Crediamo però che non sia appropriato scomodare Primo Levi perché per quanto Gulag e Lager nazisti siano accomunati dallo stesso delirio di onnipotenza cioè voler creare l'Uomo Nuovo pur tuttavia una differenza c'era: il comunismo voleva instaurare la Giustizia sulla Terra mentre i nazisti la Loro, quella della razza padrona. Pertanto ci viene in mente un pensiero di Karl Popper che è davvero indicativo:

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CHI CI "FINIVA"?

- ci poteva "finire" chiunque; all’inizio vi andavano i "cinquantotto" cioè quelli condannati in base all’art. 58 ("attività contro lo Stato");poi anche i CR cioè i controrivoluzionari, quindi i Kulaki

- si poteva essere arrestati per nulla! ciò era strategico all’obbiettivo di creare il terrore.

- ospiti del gulag furono scienziati ed artisti.

VITA




- si nascondono i morti sotto i pancacci per avere la loro razione;

- all’eremo del Golgota su richiesta dei moribondi il medico somministra stricnina agli inguaribili;

- i creduloni aspettavano la fine della pena di tre anni, i previdenti capivano che non avrebbero riavuto la libertà né fra tre né fra ventitré anni!

- ai teppisti e ali ladri furono assegnati tutti i posti di comando...si permetteva loro di derubare, picchiare e perfino sgozzare i deportati;

- in estate si lavorava 14 ore al giorno, non si lavorava soltanto a partire da 55° sottozero!

- lo scorbuto mieteva tante vittime da essere una forma di sterminio!

- per approfondire, soprattutto la differenza tra servi della gleba sotto lo Zar e deportati sotto i Soviet.

EPISODI


- alla fine della giornata lavorativa sul cantiere rimangono dei cadaveri. La neve ricopre le loro facce. Qualcuno si è rannicchiato sotto una carriola capovolta; ha nascosto le mani in tasca ed è morto così. Là sono congelati in due, appoggiati uno alla schiena dell’altro.



- nel lager Mariinskij non si aveva tempo di uccidere i pidocchi...esplose il tifo e in poco tempo 15 mila morti furono buttati in una fossa, rattrappiti, nudi dopo aver tagliato per economia anche le mutande.

- le note fucilazioni di Garanin...

- episodi di fame...

- nel dicembre 1928 in Karelia i detenuti furono lasciati per punizione a pernottare nella foresta e 150 uomini morirono congelati

PUNIZIONI


- Alle isole Solovki, il lager sorge sul Monte Sekira, ricavato da un ex-monastero. Nella Cattedrale a due piani sono stati sistemati le celle. I detenuti sono trattati così: da un muro all’altro sono infisse delle pertiche dello spessore di un braccio e si ordina ai detenuti di starvi seduti tutto il giorno! Le pertiche sono ad un altezza tale che i piedi non toccano per terra. Non è facile mantenere l’equilibrio, da mattina a sera il detenuto si sforza di non cadere. Se cade i secondini arrivano di corsa e lo percuotono.

- Sempre al Monte Sekira una lunga scala di 365 ripidi scalini unisce la Cattedrale, in cima al monte, al lago. Fu fatta dai monaci. Portano le persone sulla scala, le legano per il lungo ad una trave per dargli maggior peso e lo spingono giù: non c’è un pianerottolo e i gradini sono così ripidi che la trave non rallenta mai!

-SIZO era l’isolatore di punizione, un edificio al freddo, umido, buio, senza cibo, senza vetri: la "sbobba" veniva data al 3°, al 6° e al 9° giorno della reclusione; bisogni corporali in cella.

- per finire al SIZO era sufficiente: 1)non aver salutato a modo; 2)non essersi coricato o alzato per tempo; 3)essere passato per il vialetto sbagliato; 4)non essere vestito come si doveva; 5)fumare in luoghi proibiti; 6)avere oggetti superflui in baracca.



ALIMENTAZIONE giornaliera:


- 350 gr. di pane appiccicoso come l’argilla;

- sbobba liquida con qualche lisca di pesce.


BOIA


-A parte Stalin e Beria, capo della polizia e suo lacchè si distinsero: a) N. Aronovic FRENKEL b) Mamulov c) Garanin d) Ermolov e) Tatiana MERKULOVA, "la donna - belva" f)Gromov h) Kirilko, il boia delle isole Solovki, di lui era nota la minaccia e la messa in pratica: "Vi farò succhiare il moccio dei cadaveri"

LAVORO





- Fu usato come strumento di sterminio; ecco alcuni dati:

dal ’31 al ’33 per ordine di Stalin fu costruito dai deportati il Canale che unisce il Mar Bianco al M.Baltico: in soli due anni fu costruita un’opera di 226 Km. sbancando terreni rocciosi, pianure ingombre di massi, paludi; furono impegnati 30 mila deportati

costruito il Canale del Volga il quale costò un volume di lavoro sette volte quello del Mar Bianco, comparabile a Suez e Panama:128 Km,85 metri di larghezza in alto;

costruita la ferrovia Lal’sk- Piujug nell’anno 1938 lunga 45 Km...che fu abbandonata! del resto il traffico nel Canal del Mar Bianco era irrisorio! Ugualmente abbandonata la ferrovia Salechard nel 1949.


dal sito : GULag-il sistema dei lager in Urss
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Stella di Sshhh...
28/01/2005 12:03
 
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Queste sono, poeta, le bolge....




Non solamente il cuore trema

ma il piede e tutto

il corpo a varcare quelle porte

oscilla come di ubriaco:

agli stipiti la mano

cerca un appoggio. Non io

in quest'antro di Milano:

- un ventre di vite sepolte

nel tuo cuore, o Milano,

di figli e fratelli a grappoli

in turbinio di odi

e disperazione, e neri

sogni: a schiere

di maledetti di benedetti non so

nel tuo ventre, Milano

cui un santo dal nome di vittoria

(vittoria di chi? e di cosa?)

hai chiamato a custodia e scongiuro,

non io dico, mi sento di recare

un soccorso. Loro

che mi diranno?

E io, che risponderò?

Queste sono,

poeta, le bolge

di più nero inferno: gole aperte quali voragini

tra idiozia e vendetta. E loro

giorno e notte

sotto le lampade al neon

a franare tra pensiero e pensiero

lucidi e folli.

E facce appassite come crisantemi

su tombe aperte. Così

volutamente

con dichiarata ferocia, tutti

in trincea dietro i cavalli

di Frisia delle tue sentenze

o Stato di diritto.





Torniamo....allora



Torniamo ai giorni dei rischio,

quando tu salutavi a sera

senza essere certo mai

di rivedere l'amico al mattino.



E i passi della ronda nazista

dal selciato ti facevano eco

dentro il cervello, nel nero

silenzio della notte.



Torniamo a sperare

come primavera torna

ogni anno a fiorire.



E bimbi nascono ancora,

profezia e segno

che Dio non si è pentito.



Torniamo a credere

pur se le voci dai pergami

persuadono a fatica:

e altro vento spira

di più raffinata barbarie.



Torniamo all'amore.

pure se anche del familiare

il dubbio ti morde,

e solitudine pare invalicabile.




Padre David Maria Turoldo

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