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04/10/2004 19:48
 
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Voglio raccontarvi una storia, la breve storia di una ragazza che è vissuta tanti, ma tanti anni fa, qui dove vivo io adesso, a Salerno.





Una storia dal sapore antico, una storia difficile da raccontare perché difficile da ricordare.
Voglio raccontare questa storia…ma io non sono uno scrittore, non so usare le parole come fossero colori, non so spingere questi segni fra le emozioni, fra i pensieri pensati da altri.
Ma voglio provarci lo stesso.
Non è proprio una storia, è il ricordo tramandato di voce in voce, di nonno in nipote, della vita di una persona vissuta secoli fa, quasi una leggenda di famiglia.


Nicola Vassallo *


ANTEA


[FONT]Antea aveva gli occhi più belli del mondo, di un colore che alla luce del sole erano verdi smeraldo e che all'ombra diventavano invece grigi come un cielo d'inverno.
Aveva due occhi meravigliosi ma che non sapeva e non poteva usare.
Per lei l'unica differenza che c'era tra il dì e la notte era che durante il giorno sentiva sulla pelle il tepore del sole e di notte i brividi dei raggi di luna.
Antea era una giovane ragazza che fin dalla nascita non aveva visto il mondo come lo vediamo noi. All'epoca aveva circa sedici anni, per quei tempi era poco più che una bambina, anche se certe sue coetanee erano già sposate e con figli, ai nostri tempi sarebbe stata una splendida adolescente che iniziava il suo cammino nella vita.
Antea era bellissima, ma nessuno lo sapeva; era sensibile ma nessuno lo capiva; era dolce e malinconica ma nessuno lo avrebbe mai scoperto.
Antea amava il silenzio, le poche parole, i suoni delicati del mare quando era calmo, amava il fruscio del vento che si insinuava dolcemente fra i suoi morbidi capelli dorati, il sussurro delle cicale e la fresca brezza della pioggia.
Amava ogni cosa che la circondava, ogni cosa di cui riusciva a percepire la presenza.
Antea era così, come Dio l'aveva fatta e non avrebbe voluto essere diversa.
Restava di solito in casa, sempre da sola, a lei non importava avere qualcuno intorno e a quel tempo era difficile che qualcuno potesse rimanere vicino una bambina cieca e silenziosa, tanto silenziosa da fare pensare che anche la sua mente fosse oscura come il suo sguardo.
Lei era così, si sedeva sul balcone dietro la casa, quello un po' isolato, e non vista da nessuno guardava quello che le era intorno.
Di giorno, con gli occhi verdi, scrutava la collina che era di fronte casa.
Una collina con in cima un antico castello, antico già per i suoi tempi, lo stesso castello che vedo io oggi.
Scorreva con lo sguardo spento gli alberi che incorniciavano i versanti e poi si fermava dolcemente a osservare un gentile ruscello che scorreva proprio sotto il suo balcone.
E sorrideva.
Sorrideva perché le piaceva quello che vedeva, sorrideva perché sapeva che per lei il mondo era più bello di quello degli altri.
Sorrideva e ringraziava Dio per come era, per come l'aveva fatta e per come aveva fatto il mondo.
Antea era così, semplice, con un grande cuore e un'immensa anima silenziosa che le permetteva di vedere ogni filo d'erba, ogni foglia, le gocce della brina e quelle di rugiada al mattino presto....e sorrideva e restava seduta a bearsi di tutto quello che aveva intorno.
A volte sgranocchiava le nocciole e i suoi denti bianchi e perfetti affinavano il sorriso proprio mentre spezzavano quei gusci duri e violenti ....amava sgranocchiarle e quando ne trovava una più dura delle altre il sorriso diventava ancora più dolce e riusciva a spezzarla più facilmente.
Non piangeva mai.
Sulle sue labbra c'era sempre un sorriso appena accennato, forse solo un po' malinconico ma che sottolineava la sua rara bellezza, il suo colorito roseo e diafano.
Sorrideva e osservava qualunque cosa le era intorno, come sempre.
D'estate i calabroni la sfioravano con il loro pericoloso ronzio ma lei sorrideva, sapeva di non essere un pericolo per loro e quindi neppure loro erano un pericolo per lei.
Le api l'annusavano, le passavano accanto e la scambiavano per un fiore. L'annusavano e le sfioravano con le ali le mani, le braccia, le guance facendole il solletico e lei restava immobile e annusava....sorridendo....le api che l'annusavano.
Antea a suo modo era felice, non sapeva cosa significasse vedere il mondo, ma lo sentiva, lo respirava e lo guardava a modo suo.
Questo le bastava ed era felice.
Nessun cruccio le opprimeva la mente, nessun rimpianto o sofferenza, no, lei era felice di essere così anche perché non sapeva cosa significasse essere diversa da com'era.
Di notte, Antea, coi suoi occhi accesi di grigio, guardava il cielo. Il cielo buio, nero come il suo sguardo. Il cielo con milioni di stelle che brillavano e si incendiavano lontanissime da lei, Antea lo sapeva....
...conosceva le stelle, sapeva che brillavano e le vedeva ascoltando il lieve fruscio che facevano spostandosi nel cielo durante la notte.
A quei tempi di notte c'era tanto silenzio, gli unici rumori erano qualche abbaiare di cane o lo scalpiccio di un vecchio mulo che tornava alla stalla.
Antea guardava e conosceva le costellazioni, le stesse che aveva nell'anima. D'estate fissava lo sguardo fra l'Orsa maggiore e Cassiopea e d'inverno ammirava estasiata il grande rettangolo di Orione.
...e conosceva anche i nomi di quelle stelle, li ripeteva a bassa voce come un rosario e sorrideva per quei suoni strani, esotici e sicuramente magici.
Li ricordava direttamente dalla voce di Nonno Nicola che, vecchio e stanco, le raccontava le favole sulle costellazioni di quel cielo.
Lei era piccina, avrà avuto sì e no sei o sette anni, ma ricordava ancora tutte le parole del nonno e se le ripeteva ogni notte, in silenzio e sorridendo.
Nonno Nicola era l'unico che le aveva voluto bene, l'unico cui non importava dello sguardo cieco della ragazzina, lui sapeva quello che Antea aveva dentro e sapeva che poteva vedere molto meglio di lui, che avrebbe potuto studiare e diventare importante anche per quei tempi.
Lui aveva studiato le leggi della natura, quelle poche conosciute a quel tempo e voleva trasmettere ogni briciola delle sue conoscenze a quella bimba che spesso cullava sulle ginocchia spezzate dalla stanchezza.
Antea sorrideva e cercava con la manina il viso del vecchio, sfiorando il naso peloso e le guance rugose, la piccola si divertiva un mondo a quel tocco così aspro eppure così dolce.
Il vecchio guardava la bambina e sorrideva, e quello stesso sorriso si specchiava nel sorriso di Antea, nella notte brillavano due sorrisi identici.
Nonno Nicola non poté trasmettere il suo sapere a quella piccola stella. Il vecchio morì all'improvviso in una notte stellata e sulle labbra, come sempre, aveva lo stesso sorriso di Antea.
La storia è quasi finita. Manca solo un finale, ma il finale della vita di Antea non lo conosco.
Antea un giorno se ne andò. Sempre col sorriso sulle labbra, raccolse quante più nocciole poteva e si mise in viaggio.
A me piace pensare che da qualche parte a questo mondo ci sia ancora qualcuno che porti in giro lo stesso suo sorriso e abbia i suoi stessi occhi, quelli più belli del mondo.

*Nicola Vassall...chi è?
Nasce nel dicembre del '61 a Salerno, dove è cresciuto e attualmente vive.
Si è laureato in Scienze Naturali, ma la letteratura è stata ed è il suo Amore più grande.
La sua prosa ed i suoi versi vanno oltre il tangibile della vita reale... proiettati in una dimensione di libertà, intesa come possibilità di pensare, di agire con autonomia,e sempre con una particolare apertura ai rapporti umani.
Il naturale interesse per altre forme di espressione lo ha avvicinato al mondo del teatro e del cinema, allargando,così, l’orizzonte del suo riservato ed intimo vivere.



Ecco anche un saggio della sua Poesia



SENZA TITOLO



In un raggio di sole la ferita dei miei occhi,
di un profilo che assomiglia in silenzio
a quel profilo di nebbia di nulla
che si incontra che si scontra
solleva l'odore del muschio bagnato
delle sillabe incolori come singhiozzi
e ghirlande di lacrime mi dispongono in silenzio:
io e una malinconia che non finisce,
un sospiro che avvolge e regola
ogni attimo dell'ultimo dei ricordi.




08/10/2004 14:37
 
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Adelaide, non potevi regalarci lettura più bella!
Antea conquista il cuore e ti fa ridimensionar ogni dolore
con la consapevolezza che se hai il sole dentro e tutta la
meraviglia del Creato, si può essere felici anche del solo soffio del vento.
E' un po' idealistica, perché se pensiamo alla situazione attuale
e passata, dei disabili non c'é molto da sorridere
ma leggerla così, aiuta a sperare e ad avere maggiore forza in noi.

Struggente ritratto di fanciulla ... chissà magari un giorno
la incontrerò e in silenzio capirò il segreto della felicità.

Bellissimo... Grazie![SM=x515520]
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09/10/2004 02:14
 
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Grazie[SM=x515537] [SM=x515537]
[SM=x515520] [SM=x515520] [SM=x515542]


[SM=x515597]


Franca
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di passaggio
09/10/2004 18:33
 
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bellissima!!![SM=x515616]
[SM=x515571]

[SM=x515537] :flow: [SM=x515517]

[SM=x515526] [SM=x515520]
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